A sinistra il dettaglio di una posa del muro del Cigno da 300s, a destra la somma di 60 pose da 300s.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\nQuindi perch\u00e9 dovremmo scegliere tempi di esposizione brevi?<\/h2>\n\n\n\n Non \u00e8 tutto oro quello che luccica purtroppo. Seguendo il ragionamento di prima basterebbe fare una posa lunga ore per avere una immagine ricchissima di segnale e con pochissimo rumore. Questo non \u00e8 possibile perch\u00e9 il sensore ha una capacit\u00e0 di accumulo limitata chiamata Full Well Capacity o FWC<\/strong>. La FWC determina il numero massimo di cariche elettroniche che un fotodiodo pu\u00f2 accumulare prima di saturare, ovvero di raggiungere un limite oltre il quale l’informazione viene scartata.<\/strong> Pertanto quando si fanno lunghe esposizioni bisogna tener conto di questo fattore ed evitare di saturare troppi pixel del nostro sensore. In questa pioggia di fotoni che scende sul nostro sensore, spesso non ci sono solo quelli del nostro oggetto dello spazio profondo, ma si insinua un elemento di disturbo molto fastidioso e difficile da combattere: l’inquinamento luminoso<\/strong>. L’inquinamento luminoso \u00e8 pi\u00f9 subdolo del rumore termico e di lettura del sensore, perch\u00e9 si va a mescolare al segnale “buono” e ad occupare cariche elettriche nei fotodiodi, limitando i nostri tempi di posa e, di conseguenza, abbassando il rapporto SNR<\/strong>. Questo accade perch\u00e9 dal segnale raccolto andremo a rimuovere l’inquinamento luminoso, lasciando solo quello dello spazio profondo. Insomma, un vero problema che chi fotografa dalla citt\u00e0 affronta con pazienza e coraggio. \ud83d\ude42 Un altro aspetto ancora che gioca a sfavore delle pose lunghe \u00e8 che bisogna avere un setup performante<\/strong>. Fare pose di dieci minuti richiede una guida perfetta, un bilanciamento fatto ad arte ed una montatura affidabile o avremo stelle allungate o “spalmate” dalle eccessive correzioni della guida.<\/p>\n\n\n\nAllora perch\u00e9 non fare tante pose brevi e sommarle? Non \u00e8 il tempo totale di integrazione che conta?<\/h2>\n\n\n\n NO! Questo \u00e8 uno degli errori pi\u00f9 gravi<\/strong> che molti astrofotografi fanno, ovvero credere che 60 pose da 1 minuto equivalgano a 3 da 20 minuti in termini di SNR. La matematica dietro questa risposta \u00e8 molto semplice e la trovate qui di seguito:<\/p>\n\n\n\nPose da 60s: <\/em>S: 100 – R: 10 => S x 60 = 6000 – R x 60 = 600 => SNR = 10<\/p>\n\n\n\nPose da 1200s: <\/em>S: 2000 – R: 45 => S x 3 = 6000 – R x 3 = 135 => SNR = 44<\/p>\n\n\n\nLe immagini integrate con pose da 20 minuti hanno un SNR 4.4 volte superiore<\/strong>, un guadagno enorme! C’\u00e8 poco da ragionare quando si parla di matematica e qui l’evidenza \u00e8 inconfutabile. \ud83d\ude09<\/p>\n\n\n\nNel grafico il guadagno in SNR in base all’inquinamento luminoso, i cieli bui hanno una margine di guadagno di gran lunga superiore a quelli urbani.<\/figcaption><\/figure>\n\n\n\nQuindi cosa devo scegliere, lunghe o brevi esposizioni?<\/h2>\n\n\n\n Non c’\u00e8 una risposta assoluta a questa domanda, ma quella che pu\u00f2 darvi il punto di partenza migliore \u00e8: la pi\u00f9 lunga che il vostro setup, esperienza e cielo vi permettono.<\/strong> A prescindere che voi possediate una CCD o CMOS questo discorso \u00e8 sempre valido<\/strong> e vale sia che voi stiate fotografando la Via Lattea<\/a> d’estate o qualsiasi altro soggetto del cielo profondo. Anche se i CMOS moderni hanno un rumore di lettura estremamente basso rispetto ai CCD, il fatto che si preferisca fare pose brevi \u00e8 dovuto dallo scarso range dinamico dei CMOS o dal fatto che con pose brevi si corrono meno rischi di dover scartare una posa per qualsiasi motivo: problemi di guida, folata di vento, nuvole passeggere e via dicendo. Tuttavia questo discorso prescinde dal discorso fisico-elettronico dove le lunghe esposizioni<\/strong>, esclusi i limiti elencati nell’articolo, avranno sempre la meglio su quelle brevi<\/strong>.<\/p>\n\n\n\nCieli sereni!<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
In astrofotografia il dibattito tra esposizioni brevi e lunghe in astrofotografia e quali siano i relativi vantaggi e svantaggi dell’uno e dell’altro approccio infiamma da sempre le community astrofile. Cerchiamo quindi di fare chiarezza in questo breve articolo, se preferite invece una versione video completa anche di immagini ed esempi, date un’occhiata a questo video […]<\/p>\n","protected":false},"author":1,"featured_media":0,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[23],"tags":[21,25,24],"yoast_head":"\n
Esposizioni brevi e lunghe in astrofotografia - AstroPills<\/title>\n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n