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Tecniche di acquisizione

Inquinamento luminoso: come combatterlo in astrofotografia

In astrofotografia uno dei nemici più grandi da battere, soprattutto se si fotografa sotto un cielo urbano, è l’inquinamento luminoso.
A differenza del rumore che con i frame di calibrazione può essere rimosso abbastanza agevolmente, l’inquinamento luminoso è più subdolo e difficile da combattere.

Che cos’è l’inquinamento luminoso?

Nell’epoca moderna in cui viviamo la crescita aggressiva dell’urbanizzazione ha portato alla presenza sempre più massiccia di fonti di illuminazione artificiale. Lampioni stradali, fari, riflettori esterni e luci delle automobili sono solo alcuni esempi di come la notte stia scomparendo sempre di più a favore di un “giorno artificiale”.
Questo purtroppo, seppur ci faccia sentire più sicuri e protetti ci sta privando sempre più di una cosa meravigliosa: il cielo notturno.
Difatti è diventato oramai impossibile godere di un cielo stellato dal proprio balcone di casa. L’unico modo per osservarlo in tutta la sua grandezza è spostarsi fuori dai grandi centri. Tuttavia anche nelle zone suburbane e di campagna la situazione sta peggiorando sempre più e luoghi dove una volta era possibile ammirare la Via Lattea ci mostrano a malapena le stelle più luminose del firmamento.

Via Lattea fotografata in Molise
Per poter ammirare la nostra bellssima galassia madre siamo costretti a spostarci di molti km al giorno d’oggi. Qui fotografata presso il paese di Capracotta, Molise.

Inquinamento luminoso in astrofotografia: le conseguenze

Per noi astrofotografi l’inquinamento luminoso è una vera e propria piaga dalla quale pochissimi fortunati di noi sono esenti. Anche sotto un cielo molto buio, ci sarà sempre qualche piccolo paese o centro abitato che con le sue luci artificiali andrà a disturbare i nostri scatti.
La cosa più dannosa dell’inquinamento luminoso è che questo si mescola con il resto del segnale che vogliamo preservare, dell’oggetto che stiamo fotografando. Questo fa sì che il nostro sensore vada a saturarsi prima, riducendo la capacità di segnale raccolto e di conseguenza il rapporto segnale-rumore come ve ne avevo già parlato in questo articolo.
Inoltre crea dei fastidiosi gradienti di colore rendendo il fondo cielo disomogeneo e questi cambiano man mano che il soggetto si muove nell’arco della notte per via della rotazione terrestre.
Insomma un vero disastro.

Fotografare da un cielo simile è un’impresa impossibile per qualsiasi astrofotografo del mondo.

Per fortuna software come PixInsight hanno degli strumenti per la riduzione dei gradienti molto avanzati ed efficaci, ma è d’obbligo fornire al software un’immagine quanto più priva possibile di segnale indesiderato.

Tutorial per rimuovere i gradienti generati dall’inquinamento luminoso che trovate sul mio canale YouTube.

Filtri per combattere l’inquinamento luminoso, quali scegliere?

In questa eterna battaglia gli unici validi alleati, oltre a preferire soggetti che siano lontani dalle fonti luminose artificiali e alti quanto più possibile in cielo, sono i filtri ottici.
Si possono racchiudere in due grandi categorie quelli a banda stretta e quelli a banda larga.

Filtri a banda stretta

La banda stretta soffre molto meno l’inquinamento luminoso, soprattutto quando si acquisisce segnale nelle frequenze più lunghe come l’idrogeno e lo zolfo ionizzato (Ha e SII). Questo perché quando si stringe la frequenza di ingresso della luce tramite questi filtri interferenziali, diminuisce anche la luce indesiderata in ingresso.
Diversamente invece per filtri come l’ossigeno terzo la cui emissione si interseca con quella di alcune fonti di illuminazione come il LED, che presenta uno spettro di emissione continuo rispetto alle vecchie lampade ai vapori di mercurio e sodio.
Quindi se siete sotto un cielo fortemente inquinato la banda stretta a volte è l’unica via di salvezza. Questo purtroppo vi limiterà solo a soggetti come nebulose ad emissione e diffuse, ma non ve ne sono poche nel nostro cielo, quindi avrete comunque molto da fotografare. 🙂

Filtri a banda larga

Come dice il termine stesso, questi filtri fanno passare una quantità più generosa di segnale, tagliando solamente le frequenze di banda dove le fonti di inquinamento luminoso si insinuano.
Per questo è fondamentale acquistare il filtro giusto che constrasti le luci artificiali del proprio ambiente di acquisizione. Avete dei lampioni a LED o ai vapori di sodio o mercurio? Questo aspetto è determinante per la scelta del filtro adatto!
Quelli più comunemente usati sono i filtri IDAS che presentano varie sigle: ad esempio il mio D2 serve per inquinamento luminoso a LED.
Un altro molto utilizzato è l’Optolong l-Pro, altro filtro eccellente che dà anche un leggero aumento di contrasto ai toni dell’immagine, in particolare sulle nebulose.

grafico optolong l-pro
Il grafico che mostra come il filtro Optolong l-Pro taglia le varie emissioni di luce artificiale.

Questi filtri tuttavia non sono esenti dal creare problemi nelle nostre immagini, che spesso possono essere quasi del tutto risolti con una buona elaborazione. Si possono infatti creare dominanti di colore o il filtro può assorbire parte del colore dell’immagine quando questo si sovrappone con lo spettro di emissione dell’inquinamento luminoso. Per ottenere maggior colore quando si utilizzano questi filtri è consigliato fare una integrazione totale maggiore.

Infine bisogna ricordare che ogni qualvolta si inserisce del vetro nel proprio treno ottico si possono verificare problemi di rifrazione come aloni attorno alle stelle più luminose e flare.
Vi consiglio di usarli con intelligenza e soprattutto di non metterne più di uno in serie nel proprio setup.

Quale filtro scegliere per combattere l’inquinamento luminoso?

Se siete arrivati fin qui vi starete giustamente ponendo la domanda: qual è il filtro che fa per me?
Non c’è una risposta univoca, dipende.

Se siete con una fotocamera a colori e avete un moderato-alto inquinamento luminoso allora il minimo di cui avete bisogno è un filtro a banda larga come gli IDAS o l’Optolong l-Pro. Con tale filtro potrete fotografare sia soggetti in banda larga come galassie, ammassi stellari e nebulose a riflessione e sia quelli in banda stretta come le nebulose diffuse, ad emissione e planetaria. Tuttavia per ottenere risultati migliori con questi ultimi un filtro multi-banda come l’Optolong l-eNhance o ancora meglio l-eXtreme è d’obbligo.

Se avete una camera monocromatica invece sotto lo stesso tipo di cielo vi consiglio di acquistare filtri a banda stretta con un’ampiezza da 6nm o inferiore, mentre per i filtri LRGB potreste pensare di mettere un filtro anti inquinamento davanti a questi, anche se non tutti gli astrofili sono d’accordo con questo tipo di configurazione di filtri.
Se avete un cielo buio con quasi assenza totale di luci artificiali, il mio suggerimento è: lasciate perdere qualsiasi filtro.
Sono più gli svantaggi che i vantaggi nell’utilizzo di questi, salvo esigenze particolari come elaborazioni in banda stretta con tecniche particolari come HOO bicolore o Hubble palette.

Come sempre sul mio canale YouTube trovate un episodio su questo argomento e molti altri legati al mondo dell’astrofotografia. 🙂

Cieli sereni!

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